Crux.. stat...
Ai crocicchi delle strade. Sul frontespizio delle case. In tanti affreschi. Sulla punta dei campanili. Sulla cima delle montagne. La croce domina. La croce attira. Ogni tanto mi sembra voler raccogliere l’orizzonte, le città, i paesi, le storie in un abbraccio silenzioso, mi sembra portare a Dio le vite che, silenziosa, vede svolgersi sotto di lei. Mi piace pensare che gli uomini la pongano in così tanti luoghi perché ricorda loro qual è la strada per realizzare la loro vita ed es-sere felici: sulla croce, così come la intendiamo noi cristiani, non si realizza un sacrificio cruento od un macabro spettacolo, ma si compie definitivamente il dono di amore di Dio per noi. La croce scardina la nostra logica così precisa e così grezza del dare e avere, del perdere e guadagnare, perché introduce la logica prepotentemente gratuita e sovrabbondante del dono. La croce ci dà fastidio, vorremmo evitarla tutti: anche Gesù ha avuto paura di fronte alla croce. Il Vangelo di oggi ci riconsegna l’impossibilità di evitare la sofferenza, di bandirla una volta per sempre dalle nostre vite: un cri-stiano deve morire, deve saper morire. Ma un cristiano deve scoprire nella morte la possibilità gioiosa del dono: quante madri si sono consumate perché i loro figli potessero crescere e vivere? Quanti padri han-no donato la loro vita? Quante insegnanti, commesse, anziane, sindaci, professori… ci hanno donato qualcosa, hanno permesso a noi di vivere con un po’ di fatica? A ben vedere, la croce è una dimensione molto quotidiana, perché la vita di ogni giorno ha le sue piccole fatiche, quegli “io mi metto da parte per te” che sono piccole morti: solo se le accettiamo facciamo vivere chi abbiamo vicino. Solo se le viviamo fino in fondo creiamo vita intorno a noi. Solo se ci immergiamo in esse siamo uniti a Lui, che della vita è il Signore eterno. S. D. G.
Un aiuto per pregare
Qual è il tuo rapporto con la sofferenza?
La eviti o la affronti?
Quale spazio ha la logica del Vangelo nelle tue scelte?