Attese ripagate
È notte fonda; l’unico rumore che si percepisce appena è il vento. Il buio denso è squarciato da un grido: immaginiamo l’angoscia, lo sgomento che prende il cuore destato all’improvviso da un sonno già tormentato dall’ansia dell’attesa. «Ecco lo sposo! Andategli incontro»: chissà quanto ognuna delle fanciulle protagoniste del Vangelo di questo momento avevano atteso e sognato la persona accanto a cui la loro vita avrebbe potuto fiorire in tutta la sua bellezza.
Quella parola è detta oggi a noi: il nostro cuore la cerca, la nostra anima ha sete di un cambio radicale della nostra vita, di qualcosa che ci metta in cammino, di un andare incontro che sazi finalmente la continua inquietudine della nostra esistenza.
Quella parola continua a squarciare le notti della nostra vita, il periodo difficile che stiamo vivendo, la sofferenza, la malattia: eppure, non ci nascondiamo che, in fondo in fondo, in noi c’è anche tanta delusione. Perché l’attesa è stata faticosa, sfibrante, lunga, si è fatto buio, e lo Sposo non è arrivato.
Tanti nostri gesti di bontà sono caduti di fronte ai muri di indifferenza o di ostilità che ci siamo trovati davanti; ci è sembrato che non valesse la pena perdonare, amare, prenderci cura.
La differenza tra le vergini sagge e le vergini stolte è il bivio che abbiamo oggi di fronte a noi: continuare a custodire l’olio perché forse qualcuno arriverà o gettare la spugna ed arrendersi alla durezza implacabile della vita?
Sforzarci, con l’aiuto di Dio, di volere quel poco di bene che ci è consentito o lasciare che la luce che possiamo dare solo noi si spenga nella notte?
Vegliare significa tenere vivo il ricordo della Risurrezione, sapere che la notte, per quanto buia, è stata illuminata: ci stiamo?
S. D. G.
Un aiuto per pregare
• Come alimenti la speranza nel Signore nei momenti di buio?
• In che modo ti stai prendendo cura della lampada che il Signore ha messo nelle tue mani?